Secondo me, i commenti fatti non colgono la natura della crisi.
Qui. il problema non sta nei tipi di politica economica e fiscale del singolo paese, si tratta di una caso emblematico di crisi globale, probabilmente la crisi più globale dell’umanità. Sì, il singolo paese può vedere come meglio galleggiare all’interno della crisi, ma non può ignorarla. C’è stato un naufragio, ed anche coloro che sono riusciti a piazzarsi su una scialuppa non stanno certo come su una comoda nave da crociera. Se quindi non si identificano e si affrontano i problemi nodali della crisi globale, anche le risposte nazionali risulteranno necessariamente inefficaci.
I problemi strutturali sono due. Uno di natura finanziaria, la massa di titoli di ogni tipo che ha invaso il mercato globale, e che li rende direi automaticamente carta straccia: chi li detiene, terrorizzato della prospettiva di vedere andare in fumo le enormi ricchezze di carta che ha accumulato, si agita sugli stessi mercati, creando un meccanismo di ribasso apparentemenmte inarrestabile.
L’altro è di natura più propriamente economica, ed ad esso si è accennato in alcuni commenti. I distretti della Cina, a causa delle condizioni schiavistiche di lavoro e lo sviluppo tecnologico, producono praticamente tutti gli oggetti di cui tutte le nazioni dispongono. Un produttore europeo non può porodurre a quei prezzi, e se anche avesse il talento di inventarsi un nuovo prodotto, potrebbe andare avanti solo se si trattasse di una merce a diffuzione marginale. D’altra parte, non è augurabile neanche che la produzione cresca, magari con una forma oggi non immaginabile di incremento dei consumi per motivi di vincolo ambientale.
Se questa è la natura dei problemi, se ne deduce che i mercati finanziari non potranno continuare a funzionare, non certamente nella presente forma, e che un’economia tutta basata sull’aumento del PIL è del tutto improponibile.
Ciò suggerisce ai singoli paesi di uscire dal circolo finanziario globale, di instaurare forme di protezionismo e di procedere verso un’economia ecosostenibile ed a PIL sostanzialemnte costante.
Queste cose mi sembrano chiarissime, e se non se ne parla, è perchè siamo prigionieri di un’ideologia, quella degli oggetti e quella di un internazionalismo divenuto ormai il vuoto simulacro di sè stesso, al guinzaglio dei movimenti di capitale.
Di: Vincenzo Cucinotta
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