@Helena
Sì, mi scuso per essere andato abbastanza al di fuori dal tema del tuo post. ma sono i commenti prima del mio ad avermi spinto in quella direzione.
Condivido la tua opinione sulla Germania, in cui in fondo come anche tu dici, è più facile governare. La Merkel ha largamente dimostrato i suoi limiti come governante, e basti citare il ritardo nell’assumere le decisioni necessarie nei confronti della crisi greca esclusivamente per motivi elettorali. Ma la cultura del popolo tedesco è una cultura ben più consapevole della nostra per quanto riguarda il ruolo essenziale dello stato, la concezione dell’interesse generale.
Ciononostante, forse differentemente da te, credo che la fortuna della Germania sta più in motivi contingenti che strutturali, avere una maggiore efficienza del proprio settore produttivo in tutta l’area con cui condivide la stessa valuta, l’euro.
Nulla di davvero nuovo in verità rispetto agli anni settanta ed ottanta, in cui la Germania ci dava punti in produttività, e noi riguadagnavamo terreno mediante ripetute svalutazione della nostra lira. Oggi, quella cronica minore efficienza del nostro sistema paese non può trovare sbocco nella svalutazione, visto che condividiamo l’euro, e così la competitività della Germania tende a crescere rispetto ai paesi mediterranei. Questa situazione è chiaramente insostenibile a lungo, o ,l’Europa diventa almeno una confederazione che condivide le strutture fondamentali statali, o l’euro non potrà sopravvivere, se non forse in un’area molto più ristretta che sias omogenea alla Germania.
Mi pare forse più interessante la situazione della Svezia che di fatto ha scelto l’isolazionismo. Non conosco i dettagli e quindi non m’avventuro in un giudizio approfondito, ma forse la Svezia ha fatto queòllo che io chiedo che fsaccia l’Italia.
Se ammettiamo, e mi pare difficile negarlo, che la crisi globale ha negli USA la sua origine, soprattutto nel suo cronico sbilancio commerciale, ma anche nel suo enorme debito pubblico, il che significa che lo stato federale è debitore, ma lo sono anche i suoi singoli cittadini, si capisce che la globalizzazione è vitale per gli USA, e una scelta protezionistica generalizzata sarebbe sgradita alla superpotenza, e uno sbocco in un conflitto mondiale non è una prospettiva così peregrina.
La Svezi al’ha potuto fare per la sua marginalità numerica, il suo modesto contributo al PIL mondiale, e forse anche l’Italia, magari senza clamore, potrebbe affrontarla.
Infine, e chiudo questo intervento della cui lunghezza mi scuso, quando parlo di economia sostenibile (evito appositamente la parola sviluppo che ritengo un concetto errato e che ha portato enormi problemi all’umanità), intendo anche un’economia di piena occupazione, in caso contrario non sarebbe certo sostenibile.
Se ci pensiasmo, è la divinizzazione della concorrenza che porta disoccupazione: se abbassare i prezzi non è più l’obiettivo economico da perseguire, allora dare più stipendi non significherebbe dover chiudere i propri stabilimenti. E poi, naturalmente, c’è il tema completamente rimosso dal dibattito politico, della diminuzione del tempo di lavoro.
Di: Vincenzo Cucinotta
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